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Rebecca Busi, unica pilota italiana (di Camugnano) alla Dakar 2024: «Quando guido mi sento completa»

Pubblicato da Andrea Donati il 03/01/2024

«Una donna può tutto. Su 4 ruote nella polvere del deserto mi sento viva» racconta la giovane bolognese che affronta per la terza volta il rally più noto al mondo. La sua passione viene da lontano e supera ogni pregiudizio

Nel 2022 è stata la più giovane partecipante italiana di sempre alla leggendaria corsa nel deserto. Ora è alla partenza della sua terza Dakar e la 27enne bolognese Rebecca Busi si presenta al via con sempre maggiori certezze e sfatando sempre più pregiudizi. Torna da professionista, dopo aver conquistato il quarto posto del Campionato Mondiale di Rally Raid nel 2023, piazzamento più alto di sempre per un’italiana, e con 2 settimane di preparazione nel deserto di Atacama, in Cile, portando la sua Maverick Can Am X3 XRS RR su sterrati e dune.

Torna con OnlyFans fra gli sponsor (il suo canale sulla piattaforma è uno spazio di condivisione delle giornate di allenamento e di gara, di paure e soddisfazioni, che oggi conta 17mila followers, cui si aggiungono gli oltre 130mila sulla sua pagina Instagram) e quattro beauty case per la skincare. A parte le tute per la gara, non serve un grande guardaroba, ma la pelle e i capelli vanno curati nei giorni nel deserto dell’Arabia Saudita dove si svolge la gara.

Il via il 5 gennaio nei pressi di Yanbu, l’arrivo a Shaybah il 19 gennaio, dopo 13 tappe, con una macchina che è diversa da quella targata Reby01 che è nell’album dei suoi ricordi d’infanzia, ma è lo stesso lo spirito di chi è al volante. «Una donna può tutto. Su 4 ruote nella polvere del deserto mi sento viva».

La Dakar è fatta di giornate estenuanti con sette-otto ore al giorno di guida per due settimane: servono capacità di guida, preparazione fisica e mentale. Accanto a Rebecca Busi ci sarà Sergio Lafuente, suo copilota dal Rally del Marocco, che con le sue 15 edizioni è Dakar Legend. Suo padre sarà sulla macchina dell’assistenza.

La passione per le auto viene proprio dal padre e dallo zio. Le prime gare con papà Roberto come navigatrice, la testardaggine che la porta a convincerlo, con l’aiuto di mamma, a mettersi lei al volante. Il budget per la partecipazione alla sua prima Dakar lo ha messo insieme vendendo la sua macchina e chiedendo fondi come regalo di Laurea (in Economia). In quel 2022 erano 20 le donne in gara sui 700 partecipanti dell’edizione 2022. Lei corse con un casco arcobaleno per ricordare i diritti di tutti in un paese che se sono nel 2018 ha concesso alle donne di prendere la patente.

Si sente una pioniera per l’Italia?
«Credo che altri Paesi siano più bravi a valorizzare la presenza delle donne in contesti di questo tipo. Penso a luoghi come la
Spagna o il Sud America, dove le pilota sono delle vere e proprie star mediatiche. Non è una mia ambizione, il mio unico desiderio è correre. Ma sono certa che, se la mia storia fosse conosciuta, magari qualche ragazzina che vuole iniziare a correre e pensa di non potercela fare si sentirebbe meno sola. Ecco, se riuscissi a dare speranza anche a una sola ragazza, ne sarei felice».

C’è un momento in cui si sente o si è sentita in pericolo?
«È una domanda complicata, in realtà tutte le volte che ci mettiamo il casco in testa sappiamo che cosa potrebbe succedere… ci ferma? Chiaramente no. Lo accettiamo. Nonostante questa consapevolezza ci sono state volte che la paura si è fatta sentire, come l’anno scorso quando ho corso quasi tutta la Dakar al chiarore della luna anziché alla luce del
sole, e le assicuro che guidare nell’empty quarter illuminati solo dai propri fari un po’ ti spaventa, ma solo se ci pensi».

Quando ha sentito, se è successo, discriminazione di genere nel suo sport?
«Sicuramente all’inizio, quando nessuno credeva potessi finire la prima Dakar. In realtà anche all’inizio dell’anno scorso visto che non tutti pensavano sarei arrivata alla fine del secondo giorno… e invece fino alla tappa 12 ho tenuto botta! La discriminazione in questo
ambiente credo che sia velata, per lo meno è così che la percepisco io, ma è anche vero che sono così concentrata su quello che sto facendo che potrei pure non accorgermene. Fanno campionati apposta per le ragazze quando in realtà sopra una macchina che tu sia uomo o donna non fa alcuna differenza».

C’è una sensazione che prova solo guidando?
«Direi completezza. Non so descriverlo bene, è un mix di libertà, avventura e felicità. Mi sento completa, come se fossi nata per essere lì in quel momento a lottare per i miei sogni e obiettivi. Ho dovuto affrontare tanti ostacoli negli ultimi anni per arrivare qua, ho ricevuto tanti no, ma se avessi mollato e non avessi avuto il coraggio di andare avanti ora non sarei fiera di me stessa né tanto meno felice. Ci sono tanti sacrifici dietro la vita di un pilota ma la vita è una e va vissuta».

Il posto più bello visto grazie alle corse?
«Sfatiamo un mito: è vero, corriamo in lungo e in largo per i Paesi ma tempo per visitare davvero qualcosa non ne abbiamo mai. Purtroppo. Però tra i
deserti/strade off-road che ho visto, sicurante il Messico è tra i miei luoghi preferiti, una pista di sabbia in mezzo a una foresta di cactus alti 4/5 metri al lato dell’oceano, indimenticabile. Sembrava un videogioco. Anche in Arabia i paesaggi sono stupendi, si passa dalle montagne a un oceano di dune in pochi km: purtroppo mentre corri non hai molto tempo per ammirare che cos’hai intorno… magari un giorno visiterò l’Arabia senza Dakar».

Fonte: Chiara Pizzimenti in Vanity Fair

Rebecca Busi Instagram

Rebecca Busi Facebook

Alcune note su Rebecca:

Rebecca Busi (nata nel 1996) è una pilota italiana di rally. È la più giovane concorrente italiana a finire il Rally Dakar 2022. Finì il suo primo anno di campionato del mondo di rally-raggi in quarta posizione nella classifica generale del T4.

La prima vita

Rebecca Busi è nata a Bologna, ed ha trascorso i suoi primi anni a Camugnano (Trasserra ndr). Il suo interesse per la guida è iniziato all’età di 14 anni, influenzato dall’amore del padre per gli sport motoristici.

Rebecca ha una laurea in Economia e Management. In seguito è andata a Barcellona per il suo master in International Business presso EAE Business School. Mentre studiava, si è anche formata per il Rally Dakar. Ogni settimana, viaggiava da Barcellona in Italia per allenarsi e preparare la sua squadra per la competizione. Suo padre, un pilota enduro che ha partecipato a eventi come il Pharaon Rall, ha dovuto rinunciare ai suoi sogni di Dakar a causa di un grave infortunio alla gamba.

Carriera nei rally

Il viaggio di Rebecca negli sport motoristici è iniziato quando ha iniziato a lavorare come parte dell’equipaggio di supporto in eventi come la Baja Aragón e il Merzouga Rally in Spagna. Il suo passaggio da membro dell’equipaggio a pilota è avvenuto al Rally Dakar in Arabia Saudita.[6] Nella categoria Classic, ha guidato una Range Rover 3.9 del 1992, sostituendo Roberto Musi, costretto al ritiro.

Ciò l’ha resa la più giovane pilota italiana a partecipare alla 44esima edizione della Dakar. Questa corsa durò due settimane e coprì una distanza di 8.000 chilometri.[8] Durante questa corsa conobbe Giulia Maroni, anche lei partecipante alla stessa corsa retrò. Maroni divenne poi il suo copilota per l’edizione 2023 della Dakar.

Insieme a Giulia e Luciano Cacheri forma una crew tutta al femminile. Nell’aprile 2023, Rebecca ha partecipato al Sonora Rally, un evento significativo del Campionato mondiale Rally Raid svoltosi in Messico. Si è unita al FN Speed Team e ha collaborato con il suo nuovo copilota, il francese Sebastien Delauney, nella categoria T4.

Film

È stata scelta per interpretare Fabrizia Pons, la prima navigatrice a vincere un campionato del mondo con un equipaggio tutto femminile insieme a Michèle Mouton, nel film “2 Win”, diretto da Stefano Mordini.

Fonte: Wikipedia

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